NEUROARCHITETTURA: IL POTERE CHE HA L'AMBIENTE SUL NOSTRO CERVELLO

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NEUROARCHITETTURA: IL POTERE CHE HA L'AMBIENTE SUL NOSTRO CERVELLO

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Pubblicato in INFORMAZIONI · 17 Settembre 2021
NEUROARCHITETTURA: IL POTERE CHE HA L'AMBIENTE SUL NOSTRO CERVELLO

Trascorriamo il 90% del tempo all’interno di edifici eppure,
dimentichiamo di considerare quanto l’ambiente
influenzi i nostri comportamenti, la salute, la felicità e la produttività.

I pazienti che, in ospedale, godono di una stanza
con vista sul verde, guariscono prima.
Chi lavora in uffici dove è presente luce naturale
è più performante e accusa meno stanchezza.
Rumori e luci al neon interrompono il ritmo giorno-notte
e ostacolano il recupero e i micro-appartamenti
sono correlati a problemi psicologici,
violenza domestica e abuso di droghe e alcool.


Di tutto questo si occupa la Neuroarchitettura:
disciplina che studia come l’ambiente modifica la chimica cerebrale.

QUALCHE ESEMPIO
  • I progetti architettonici con angoli marcati o appuntiti favoriscono lo stress.

  • Gli spazi rettangolari esercitano una maggiore sensazione di spazio chiuso
    rispetto ai disegni a pianta quadrata.

  • Siamo attratti dalle facciate simmetriche con texture creative
    per un bisogno profondo di novità

  • La tendenza a cercare un rifugio spinge a creare, nelle case,
    angoli dove stare in intimità (la zona poltrona).

  • Siamo attratti dalle curve per socializzare e dagli spazi chiusi per concentrarci
    o risolvere un problema. Questo spiega la necessità di chiudersi, in una stanza,
    quando si è in riunione.


CATHEDRAL EFFECT
Anche l’altezza di un soffitto può avere effetti su produttività e attenzione.
I soffitti alti sono appropriati per attività creative e artistiche.
Quelli bassi favoriscono la concentrazione e il lavoro di routine.

L’effetto che un soffitto alto ha sulle persone, viene definito Cathedral Effect:
la percezione dell’altezza (quindi non solo la misura in termini assoluti),
crea una predisposizione alla creatività derivante dal senso di libertà.
Per contro i soffitti bassi facilitano l’elaborazione specifica
con inclinazione verso il perfezionismo.


OPEN SPACE EFFECT
Anche se molto cool, gli open space riducono le prestazioni aziendali del 32%
e la produttività del 15%. Prima responsabile è la distrazione.
Se sei concentrato su un lavoro ma all’improvviso
un telefono suona intorno a te e/o qualcuno comincia a parlare,
la tua attenzione si perde e devi ricominciare da capo.
Il cervello risponde alle distrazioni continuamente.
Si perdono fino a 86 minuti al giorno a causa di distrazioni da rumore,
mentre per riprendere l’attenzione su un’attività,
successivamente all’interruzione, occorrono in media 23 minuti e 15 secondi.



LA (NON) SOLUZIONE
Ottimale è progettare spazi (di lavoro) a misura
del tipo di attività cerebrale
che si rende necessaria.

Per brainstorming, riunioni informali e scambi informativi ben vengano gli open space

Se occorre processare dati e numeri, meglio ambienti
più contenuti e individuali e parzialmente insonorizzati

La sala riunioni in cui abitualmente si dibattono
e confrontano strategie di mercato, etichettata con un numero
stimola molto meno la creatività e il problem solving
di una denominata, ad esempio, war room


Muri e pareti sono ottimi spazi condivisi
dove scrivere parole chiave rappresentative di valori, mission e vision aziendale
o dell’ambition a cui tendere. Spinte gentili, che aiutano
a rimanere focalizzati su obiettivi comuni.

Piccoli accorgimenti in grado di favorire inconsciamente lo stato d’animo
e i comportamenti che si vogliono agire in quello specifico contesto.




LE CITTA'
Anche l’ambiente urbano condiziona il nostro cervello.
Attraverso braccialetti wearable sono stati tracciati
i cambiamenti della fisiologia delle persone
mentre passeggiavano per le strade di New York, Berlino e Mumbai.

Le piccole vie dello shopping con bistrot, negozi e aree verdi
sono state percepite in modo molto più positivo,
cioè le persone si sentivano più a loro agio e felici
di quanto non fosse quando giravano
intorno a case con facciate chiuse e monotone.

Succede anche a te?
Sapresti descrivere dove ti accade?

IL CASO ARCHILYSE
Per progettare abitazioni a misura d’uomo e aiutare le persone
nella scelta più fisiologica, è interessante, fra tante, la soluzione Archilyse.

Archilyse automatizza il processo di valutazione utilizzando i dati della planimetria,
georeferenziandoli e mettendoli in relazione con fattori qualitativi.
Da un lato determina quanto bene una planimetria soddisfi
le esigenze specifiche di una persona, dall'altro simula condizioni di vita reali:
mostra quanta luce solare si ha in un appartamento durante il giorno
e dice cosa vedi dalle finestre.
Anche questo ha un'influenza su quanto ci si sentirà felici in un luogo specifico.

La qualità di un appartamento, è determinata oltre che dal numero di stanze e dai mq,
anche da altri fattori: com'è la vista dal divano del soggiorno?
E' rilassante o caotica? Si affaccia su una strada rumorosa
o si sente il cinguettio degli uccellini? Ecc.
Tutti questi aspetti influiscono su umore, stress ed emozioni.
Sovente però ne sottovalutiamo la portata,
quando basterebbero davvero pochi cambiamenti
per trasformare uno spazio triste in uno armonioso.



6 DOMANDE UTILI
Prima di riorganizzare un ufficio, una casa o anche solo uno spazio,
il mio consiglio è porsi le seguenti domande:

  • Qual è il luogo dove passi più tempo?
    E quale dove ne passi meno?
    Sai costruire una sorta di gerarchia?

  • Lo spazio è distribuito in modo coerente
    rispetto al tempo in cui vivi quello spazio?

  • Scegli un luogo fra quelli che vivi di più e chiediti:
    quali emozioni e stati d’animo mi suscita?

  • E’ sufficientemente silenzioso, per l’uso che ne faccio?

  • Colori, materiali ed elementi decorativi quali sentimenti mi evocano?

  • Le forme e la consistenza degli arredi mi piacciono?
    Soddisfano le mie esigenze? Quali cambierei e perché?
    Quali conserverei e perché?


    Lo sai che il materiale di cui è fatta già solo la sedia
    su cui passi la maggior parte delle ore di lavoro,
    condiziona lo stato d’animo e esacerba o ammorbidisce
    il modo di relazionarci e comunicare?

    La durezza di un oggetto, può influenzare, la percezione
    di un racconto di un'interazione ambigua
    sul posto di lavoro fra capo e dipendente.

    A un gruppo di soggetti è stata data una coperta morbida
    e a un secondo gruppo un blocco di legno.
    Rispetto a coloro che avevano fra le mani una coperta,
    coloro che avevano ricevuto il blocco di legno
    hanno giudicato più severamente
    il comportamento del dipendente in una controversia con il capo.

    Anche il modo in cui oggetti e arredi
    sono disposti in una stanza, condiziona i nostri comportamenti.
    Disporre le sedie in circolo rinforza il senso di appartenenza dei membri al gruppo,
    di contro, la disposizione a file risponde al bisogno di sentirsi unici.

    Questo può essere di grande aiuto in un meeting
    o un momento formativo, per stimolare il comportamento
    più funzionale a quella situazione e far raggiungere
    gli obiettivi prefissati alle persone presenti.


ATTENZIONE
Non c’è una soluzione univoca e standard,
così come non c’è un modo corretto e uno scorretto
di arredare un ufficio o una casa, ma modi coerenti con le attitudini
e i comportamenti che desideriamo promuovere.

Non c’è nemmeno una lista predefinita di oggetti e materiali
che trasversalmente possono soddisfare tutti i bisogni,
proprio perché le risposte emozionali non solo sono soggettive
ma differiscono a seconda di ciò che ci interessa (far) vivere, provare, sentire.

La cosa importante è ricordarsi che l’architettura
ha un ruolo importante nel processo di decisione e scelta

e che va applicata avendo ben chiari gli obiettivi che ci si prefigge.
Altrimenti, anziché aggregazione e cooperazione
rischiamo frammentazione, invece di aumento della performance appiattimento,
disincentivazione e scarso engagement.
O anche solo blue mood fra le mura domestiche.
by L. Mondino



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